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Questo è un gioco, o no?

Rileggo lo psichedelico viaggio di Alice. Lo studio di Bateson e del suo sguardo sovvertito mi incoraggiano ad attraversare il senso del gioco. Mi soffermo alla partita di croquet. Mi sento persa come Alice quando impugna un fenicottero al posto della mazza. Mi sento immobile come Alice quando osserva i porcospini, che osservano il fenicottero, che dovrebbe colpirli. Non deve essere stato facile stare al gioco senza regole del gioco.

Ho cercato sovente l'autenticità come possibile garanzia del giocare. Oggi scopro che l'autentico è, in realtà, un continuo mutamento. L'autentico mi appare possibile solo se in movimento. Tento di afferrare l'autentico e appare il generativo.

Cercate le parole generative, diceva Paulo Freire. Cercate un nuovo modo di alfabetizzare. Trovate la possibilità di creare un linguaggio creativo a partire dal legame che le parole hanno con le persone. Traformate il generale in significativo. È così che mi spiego la capacità di Alice di giocare il gioco. Ha perso le regole generali del gioco per abbandonarsi al senso del gioco. Del suo gioco autentico. Si è lasciata attraversare. Ha consentito alle cose vive di creare un nuovo alfabeto con cui leggere il mondo.

Sono le cose vive a fare vivente il nostro gioco. Solo le cose viventi fanno accadere l'inaspettato.

E con l'inaspettato, colpire un porcospino in movimento con un fenicottero che ti osserva, possiamo abitare l'autentico Paese delle Meraviglie.

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