Sono convinta ci sia bisogno di una saggia Cassiopea per ognuno di noi.
La tartaruga lenta e visionaria che una volta guidò Momo nella faticosa strada al contrario con l'intento di ritrovare il tempo vitale, quello che nasce dal cuore.
Ne hanno bisogno infinitamente i bambini che, sono convinta, oggi si scoprono studenti disorientati e frammentati, da una parte impegnati così come la nostra scuola li vuole, e dall'altra agevoli navigatori del mondo virtuale, confuso troppo spesso con quello relazionale.
"Non trovo le parole per dirlo..." dice Giulia nel tentativo di spiegare a me e a sua madre, durante l'incontro di sostegno all'apprendimento e alla genitorialità, che quando viene interrogata resta muta nonostante la fatica vissuta nell'impegnarsi a casa. Muta e senza parole per dire quello che è certa di aver studiato il giorno prima.
Dice di non trovare le parole giuste, quelle che le appartengono più di quelle scritte sul testo di scuola. Dice che scivolano via le parole, se non "messe a memoria". Parla di quelle parole di cui i bambini non sanno più fare scorta, non sanno più come conservare nel tempo, non le sanno trasformare in parole a forma di attrezzo riposto nella propria cassetta degli strumenti lessicali.
Dico a Giulia che per trovare le parole per dirlo occorre leggere. Leggere a più non posso, leggere perdendosi nel testo, leggere talmente forte da scomparire tra le parole, dissolversi tra le pause e le rincorse, confondersi fino a diventare fratelli furfanti dei punti e delle virgole.
Bisogna leggere perché occorre creare propri mondi immaginari e propri luoghi emotivi, in cui i personaggi dell'autore hanno forma di corpi che la nostra mente attribuisce e movenze di nostri desideri nutriti con lo scorrere delle lettere.
Leggere per avere la libertà di pensare, la libertà di rotolare arruffati su e giù nel piacere di guardare la propria voce prendere spazio, leggere perché, per scegliere le parole per dirlo, bisogna averli attraversati quei mondi infiniti di parole.
Senza parole di scorta si muore soffocati dal silenzio.
Senza parole luminose, sul carapace di una Cassiopea amica, non si sa dove proseguire la ricerca del tempo che nasce dal cuore.
Sarebbe bello se ognuno di noi potesse apprendere con il cuore, potesse fare scorta di parole sapienti ma significanti, erudite ma emozionanti, non solo statiche, immobili, messe a memoria.